Voglia di "Classico"

La prassi esecutiva del '700, stupore e fascino
Voglia di Classico
Fortepiano: Anton Walter (1800 ca) replica Ugo Casiglia
Violino: Carl Erdmann Pieschel (1790)

 

Il 'trasloco" felice

Ci sono momenti nella vita in cui tutto quello che hai fatto, creduto fino a quel momento, possa essere messo in discussione al punto da stravolgere non poco le tue percezioni, i tuoi credo.

È un po’ quello che mi è successo collaborando con il fortepianista e pianista Michele Bolla. Condividiamo da molto tempo non solo i piaceri della musica ma anche dell’amicizia. Lui, gia’ avviato allo studio della prassi esecutiva del repertorio del ‘700 per tastiere con strumenti originali o copie d’epoca, mi lancio’ la sfida proponendomi un concerto in duo con il fortepiano dedicato al periodo classico con musiche di Mozart e Beethoven.

Dino Sossai Michele Bolla

 

Questo comporto’, oltre ad uno studio teorico attraverso i molti testi e trattati d’epoca a nostra disposizione, la pratica strumentale su un violino ed archetto che fossero all’incirca come quelli utilizzati nel periodo classico. Senza dilungarmi in discorsi tecnici troppo complicati mi sento di dire che l’uso delle corde in budello nudo, l’accordatura piu’ bassa, l’archetto diverso e mille altre mutazioni, mi crearono non pochi grattacapi. Nonostante cio’, da quel momento una nuova finestra si aprì davanti ai miei occhi e quello che vidi mi sorprese.

Grazie a Michele ed ai Maestri Emilia Fadini e Malcolm Bilson, seguì un costante interessamento e ricerca alla prassi esecutiva della musica del periodo 

classico. Oltre alla gioia legata alla vastita’ di repertorio disponibile, quello che mi stupì maggiormente furono le nuove opportunita’ interpretative, i nuovi modi di leggere la partitura. Le nuove conoscenze si rivelarono spesso in contraddizione a tutto quello che avevo sempre saputo e che mi era stato insegnato sui grandi autori classici.

Fu necessario un diverso approccio fisico-psicologico allo strumento, all’interpretazione. Un diverso senso del suono, la dinamica costruita sulle sfumature del “piano”, la ricerca ad un rapporto intimo con lo strumento e di conseguenza con se stessi, un messaggio musicale d’altri tempi e pur così analogo ai nostri bioritmi, hanno dato vita ad un approccio naturale a questa musica.

Gli strumenti diventano esseri viventi, sensibili ed è qui che la pazienza, la dedizione e cura si possono trasformare in una gioia difficile da esprimere. Personalmente trovo questo percorso una necessita’ dell’anima ed il fatto di poter incontrare i grandi capolavori di Haydn, Mozart, Beethoven, Mendelshoon, Schubert con questo nuovi mezzi e studio mi fa sentire ricco.


Dino Sossai Michele Bolla